sabato 22 novembre 2008

Aiutiamo Gesù a ritornare.

Sento la gioia del mattino del nuovo giorno, nel nuovo anno che comincia. Inaspettatamente mi sono svegliato presto, ed ho voglia di riprendere a vivere immergendomi nella vita concreta. Non avvertivo così chiaro questo desiderio da anni. Ho attraversato una fase di cambiamento profondo.
E’ oramai chiaro per me che l’unica cosa che veramente conti sia la vicinanza a te, Signore. Ti trovo nell’esperienza concreta della vita quotidiana, dopo averti trovato nel silenzio della meditazione.
Ma come posso pensare che tu ritorni? Se tu tornassi ora, dove potresti trovare il tuo posto?
Se tu tornassi nella chiesa che hai fondato, saresti il fratello di una parte dell’umanità e quindi non saresti il Cristo. Lo stesso vale se tu tornassi in un’altra chiesa. Se tu tornassi al di fuori di tutte le chiese, dovresti ripetere l’esperienza che hai già fatto, iniziare daccapo. Tra duemila anni forse ci ritroveremo al punto di oggi. Non ha senso. Ti sei già rivelato. Ora spetta a noi mettere in pratica il tuo messaggio.
E’ incredibile, ma mi rendo conto che nonostante il cammino dell’umanità, ancora non siamo pronti al tuo ritorno. Essere uniti nella comune umanità in Cristo. Essere uno con l’altro.
Come posso pensare allora che tu ritorni? Penso e ripenso alle parole di padre Thomas Matus OSB: un cristiano, un induista, un mussulmano quando pregano lo fanno in un modo molto diverso tra loro. I loro riti sono diversi così come le loro culture e tradizioni. Ma quando meditano, quando s’immergono nell’esperienza di Dio dentro sé, arrivano nello stesso luogo.
Quando arrivano all’esperienza della contemplazione, in quel “luogo” fanno qualcosa che li rende profondamente uguali, profondamente uniti. Lo Spirito che li anima è lo stesso, perché sono immersi al di là della nube della non conoscenza. Sono profondamente immersi nel luogo dove non esistono differenze, dove non esiste contrasto. Essere uno con il divino amore è l’esperienza definitiva, perché essere in Dio significa essere dove non possiamo essere ne migliori ne peggiori.
Il mondo della religione è il luogo della conoscenza, che può essere vissuta con la mente e con il cuore, e che ci può rendere il cammino di crescita spirituale più umanamente chiaro. Sono felice di avere la mia pratica religiosa, senza la quale non avrei saputo come iniziare il cammino. Con la mia religione posso arrivare al desiderio spirituale della vicinanza a Dio. Il cammino nel sentiero spirituale diventa intricato e complicato dalla mia umanità, i miei vissuti psicologici, e dalle difficoltà della vita concreta che continuamente mi distraggono da me stesso. Ed allora solo fermandomi ad ascoltare la parte più profonda di me, solo coltivando la mia vita interiore, avendo cura di proteggerla dalle distrazioni della vita quotidiana, solo così posso veramente incontrarti Signore.
Allora penso che perché tu possa tornare, abbiamo da compiere quel che tu hai proposto: amarci l’un l’altro. Essere uno con l’altro, così come è in paradiso.
Il paradiso è il luogo dove si vive in un modo che corrisponde esattamente a ciò che dentro me stesso più desidero, ed è il luogo che corrisponde esattamente a ciò che più desidera l’altro. Io e l’altro siamo profondamente uniti.
Per arrivare a questo è necessario che l’Io sia integrato nel Vero Sé. Il vero sé, la parte più profonda di noi stessi, che continuamente ci attira a sé, anche quando non la ascoltiamo.
Solo allora potrai tornare, per condividere con noi il tuo amore altruistico e disinteressato. Per vivere con noi ciò che tu hai rivelato.

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